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* Ogni volta che perseguiamo qualcosa lo facciamo per un bisogno di tormento. La ricerca della salvezza è anch'essa un tormento, il più sottile e meglio camuffato di tutti.
* Se è vero che con la morte si ridiventa quello che si era prima di essere, non sarebbe stato meglio limitarsi alla pura possibilità, e non uscirne? A che serve questa deviazione, quando si poteva rimanere per sempre in una pienezza irrealizzata?
* Quando il corpo mi pianta in asso, mi domando come lottare, con una carogna simile, contro la defezione degli organi...
* Gli dèi antichi schernivano gli uomini, li invidiavano, li braccavano e, all'occasione, li colpivano. Poichè il Dio dei Vangeli è meno beffardo e meno geloso, i mortali non hanno neppure, nei loro rovesci di fortuna, la consolazione di poterlo accusare. In questo si dovrebbe cercare la ragione dell'assenza o dell'impossibilità di un Eschilo cristiano. Il Dio buono ha ucciso la tragedia. Zeus ha reso ben altri servigi alla letteratura.
* Ossessione, follia della rinuncia, fin da quando ho ricordi. Soltanto, rinunciare a che cosa?
Se un tempo anelavo tanto ad essere qualcuno, era solo per la soddisfazione di poter dire un giorno, come Carlo V a Yuste: "Non sono più niente".
* Alcune delle "Lettere provinciali" furono riscritte fino a diciassette volte. Si è sconcertati all'idea che Pascal abbia potuto profondere tanta arguzia e tanto tempo in un'opera il cui interesse ci appare oggi minimo. Ogni polemica è datata, ogni polemica con gli uomini. Nei "Pensieri" il dibattito era con Dio. Questo un poco ci riguarda ancora.
* San Serafino di Sarov, durante i quindici anni che passò in una reclusione totale, non apriva la porta della cella a nessuno, neppure al vescovo che di tanto in tanto visitava l'eremo.
"Il silenzio" diceva "avvicina l'uomo a Dio e lo rende in terra simile agli angeli". Quello che il santo avrebbe dovuto raggiungere è che il silenzio non è mai tanto profondo quanto nell'impossibilità di pregare...
* I moderni hanno perduto il senso del destino e, di conseguenza, il gusto del lamento. A teatro si dovrebbe, senza indugio, resuscitare il coro e, ai funerali, le prefiche.
* L'ansioso si aggrappa a tutto quel che può rafforzare, stimolare il suo malessere provvidenziale: volerlo guarirlo significa comprometterne l'equilibrio, dato che l'ansia è il fondamento della sua esistenza e della sua prosperità. Il confessore scaltro sa che è necessaria, che una volta che la si è conosciuta non si può farne a meno. Poichè non osa vantarne i benefici, si serve di una via indiretta, elogia il rimorso, forma ammessa, onorevole dell'ansia. I suoi clienti gliene sono grati. Per questo non fa fatica a conservarli, mentre i suoi colleghi laici si dibattono e si umiliano per non perdere i loro.
* Mi dicevi che la morte non esiste. Sono d'accordo, a condizione di precisare subito che niente esiste. Accordare realtà a una qualsiasi cosa e rifiutarla a ciò che pare così manifestamente reale è pura stravaganza.
* Quando si è commessa la follia di confidare un segreto a qualcuno, il solo modo di essere sicuri che lo terrà solo per sé è ucciderlo all'istante.
* "Le malattie, certe di giorno, altre di notte, a modo loro rendono visita agli uomini, apportando ai mortali la sofferenza - in silenzio, perchè il saggio Zeus ha rifiutato loro la parola" (Esiodo).
Per fortuna: visto che, mute, sono già atroci. Cosa sarebbero, se fossero loquaci? Se ne può immaginare una sola che si annunci? Invece che sintomi, dei proclami! Zeus, per una volta, ha dato prova di delicatezza.
* Nelle epoche di sterilità ci si dovrebbe ibernare, dormire giorno e notte per conservare le forze, invece di dissiparle in mortificazioni e furori.
* Si può ammirare qualcuno solo se è per tre quarti irresponsabile. L'ammirazione non ha niente a che vedere con il rispetto.
* Il vantaggio non trascurabile di aver molto odiato gli uomini è quello di giungere a sopportarli per esaurimento dello stesso odio.
* Una volta chiuse le imposte, mi sdraio nell'oscurità. Il mondo esterno, brusio sempre meno distinto, si volatilizza. Esisto solo io e...qui sta il busillis. Certi eremiti hanno trascorso la vita a dialogare con quello che c'era in loro di più nascosto. Potessi, come quegli eremiti, abbandonarmi all'esercizio estremo in cui si raggiunge l'intimità del proprio essere! è quel dialogo dell'io con il sé, quel passaggio dall'uno all'altro che conta, e che ha valore solo se lo si rinnova senza tregua, in modo che l'io finisca con l'essere riassorbito dall'altro, nella sua versione essenziale.
* Anche vicino a Dio serpeggiava il malcontento, come testimonia la ribellione degli angeli, la prima in ordine di tempo. C'è da credere che a tutti i livelli della creazione non si perdoni a nessuno la sua superiorità. Si può persino concepire un fiore invidioso.
* Le virtù non hanno volto. Impersonali, astratte, convenzionali, si logorano più in fretta dei vizi, i quali, ben altrimenti carichi di vitalità, si precisano e si aggravano con l'età.
* "Tutto è pieno di dèi" diceva Talete all'alba della Filosofia; all'altro capo, a quel crepuscolo cui siamo giunti, possiamo affermare, non solo per il bisogno di simmetria, ma anche per rispetto dell'evidenza, che "tutto è vuoto di dèi".
* Ero solo in quel cimitero che sovrasta il paese, quando entrò una donna incinta. Uscii subito, per non dover guardare da vicino quella portatrice di cadavere, né rimuginare sul contrasto tra un ventre aggressivo e quelle tombe sbiadite, tra una falsa promessa e la fine di ogni promessa.
* La voglia di pregare non ha nulla a che vedere con la fede. Nasce da uno sconforto particolare, e durerà altrettanto a lungo, anche se gli dèi e il loro ricordo svanissero per sempre.
* "Nessuna parola può sperare altro che la propria disfatta" (Gregorio Palamàs). Una condanna così radicale di ogni letteratura poteva venire solo da un mistico, da un professionista dell'Ineffabile.
* Nell'antichità si ricorreva volentieri, soprattutto tra i Filosofi, all'asfissia volontaria; si tratteneva il respiro finchè morte non sopraggiungesse. Questo modo così elegante, eppure così pratico, di farla finita è scomparso completamente, e non è affatto certo che possa un giorno resuscitare.
* è stato detto e ridetto: l'idea di destino, che presuppone cambiamento, storia, non si addice a un essere immutabile. Così, non si può parlare del "destino" di Dio. Certamente no, in teoria. In pratica non si fa altro, specie nelle epoche in cui le credenze si dissolvono, in cui la fede vacilla, in cui più nulla sembra poter sfidare il tempo, in cui Dio stesso è trascinato nel disfacimento generale.
* Appena si comincia a volere, si cade sotto la giurisdizione del Maligno.
* La vita non è niente; la morte è tutto. Eppure non esiste qualcosa che sia la morte indipendentemente dalla vita. Proprio questa assenza di realtà distinta, autonoma, rende universale la morte; essa non ha un suo ambito,è onnipresente, come tutto ciò che manca di identità, di limite e di durata: è un'infinitezza indecente.
* Euforia. Incapace di figurarmi i miei umori abituali e le riflessioni che essi generano, esultavo senza motivo, spinto da non so quale forza: proprio questo giubilo di origine sconosciuta, mi dicevo, devono provare coloro che si affannano e combattono, coloro che producono. Non vogliono e non possono pensare a ciò che li smentisce. Quand'anche ci pensassero, non vi sarebbero conseguenze, come accadde a me in quel giorno memorabile.
* Perchè ricamare su ciò che esclude il commento? Un testo spiegato non è più un testo. Con un'idea si vive, non la si disarticola; si lotta con essa, non se ne descrivono le tappe. La storia della Filosofia è la negazione della Filosofia.
* Volendo sapere, per uno scrupolo alquanto dubbio, di quali cose esattamente ero stanco, mi misi a compilarne l'elenco: benchè incompleto, mi parve così lungo, così deprimente, che giudicai preferibile ripiegare sulla stanchezza in sé, formula cattivante che, grazie al suo ingrediente filosofico, rinfrancherebbe un appestato.
* Distruzione e disitegrazione della sintassi, vittoria dell'ambiguità e del pressapochismo. Tutto questo va benissimo. Provate però a redigere il vostro testamento, e vedrete se il defunto rigore era così disprezzabile.
* L'aforisma? Un fuoco senza fiamma. Si capisce che nessuno vi si voglia riscaldare.
* Alla "preghiera ininterrotta" quale l'hanno raccomandata gli esicasti, non mi potrei elevare, quand'anche perdessi la ragione. Della pietà capisco solo le sregolatezze, gli eccessi sospetti, e sull'ascesi non indugerei un solo istante se non racchiudesse tutte quelle cose che sono il retaggio del cattivo monaco: indolenza, ingordigia, gusto della desolazione, avidità e avversione per il mondo, indecisione fra tragedia ed equivoco, speranza in un franamento interiore...
* Contro l'accidia, non rammento più quale Padre della Chiesa raccomandava il lavoro manuale. Mirabile consiglio, che ho sempre praticato spontaneamente: non c'è malinconia, questa accidia laica, che resista al bricolage.
* Da anni senza caffè, senza alcool, senza tabacco! Per fortuna c'è l'ansia, che sostituisce validamente gli eccitanti più forti.
* Il rimprovero più grave che si possa muovere ai regimi polizieschi è che obbligano a distruggere, per misura di prudenza, lettere e diari, ossia quel che vi è di meno falso in letteratura.
* Per mantenere vigile la mente, la calunnia si rivela efficace quanto la malattia: lo stesso stato di allerta, la stessa attenzione contratta, la stessa insicurezza, lo stesso panico che vi sferza, lo stesso funesto arricchimento.
* Non sono niente, è ovvio, ma giacchè per anni ho voluto essere qualcosa non riesco a soffocare questa volontà: essa esiste perchè è esistita, mi travaglia e mi domina, sebbene io la respinga. Ho un bel relegarla nel passato, recalcitra e mi assilla: non essendo mai stata soddisfatta, si è mantenuta integra, e non intende piegarsi alle mie ingiunzioni. Preso fra la mia volontà e me stesso, che cosa posso fare?
* Nella "Scala del Paradiso" san Giovanni Climaco osserva che un monaco orgoglioso non ha bisogno di essere perseguitato dal demonio: è lui stesso il proprio demonio.
Penso a X, che ha sciupato la sua vita in convento. Nessuno era più tagliato per distinguersi nel mondo e brillare. Inadatto all'umiltà, all'obbedienza, ha scelto la solitudine, e vi si è impantanato. Non aveva nulla in sé per diventare, secondo l'espressione dello stesso Giovanni Climaco: "l'amante di Dio".
Con il sarcasmo non si può costruire la propria salvezza, né aiutare gli altri a costruire la loro. Con il sarcasmo si possono solo mascherare le proprie ferite, se non le proprie avversioni.
* è una grande forza, e una grande fortuna, poter vivere senza ambizioni di sorta. Mi ci costringo. Ma il fatto di costringermi è ancora parte dell'ambizione.
* Il tempo vuoto della meditazione è, in verità, il solo tempo pieno. Non dovremmo mai arrossire di accumulare istanti vacui. Vacui in apparenza, di fatto ben riempiti. Meditare è un ozio supremo, di cui si è perduto il segreto.
* I gesti nobili sono sempre sospetti. Si rimpiange, ogni volta, di averli compiuti. Sono falsità, teatralità, posa. è vero che si rimpiangono quasi altrettanto i gesti ignobili.
* Se ripenso a un qualsiasi momento della mia vita, al più febbrile come al più neutro, che cosa ne è rimasto, e che differenza c'è ora fra l'uno e l'altro? Poichè tutto è diventato uniforme, senza rilievo e senza realtà, proprio quando non sentivo niente ero più vicino alla verità, voglio dire allo stato attuale in cui ricapitolo le mie esperienze. A che serve aver provato una qualsiasi cosa? Più nessuna "estasi" che la memoria o l'immaginazione possa resuscitare!
* Nessuno riesce, prima del suo ultimo istante, a consumare totalmente la propria morte: essa conserva, anche per l'agonizzante-nato, un pizzico di novità.
* Secondo la Cabbala, Dio creò le anime fin dal principio, ed esse stavano tutte davanti a lui sotto la forma che avrebbero preso più tardi incarnandosi. Ognuna di esse, quando è giunto il suo tempo, riceve l'ordine di andare a raggiungere il corpo che le è destinato, ma ciascuna implora vanamente il suo Creatore di risparmiarle quella schiavitù e quella ignominia.
Più penso a quel che dovette accadere quando giunse il mio turno, più mi dico che se c'è stata un'anima più recalcitrante delle altre a incarnarsi quella fu proprio la mia.
* Si denigra lo scettico, si parla di "automatismo del dubbio", mentre di un credente non si dice mai che è caduto nell'"automatismo della fede".Eppure la fede comporta un carattere ben più macchinale del dubbio, il quale ha la scusante di passare di sorpresa in sorpresa -all'interno dello smarrimento, è vero.
* Il barlume di luce che è in ognuno di noi e che risale a molto prima della nostra nascita, a molto prima di tutte le nascite, quello si deve salvaguardare se vogliamo riprendere contatto con quella luminosità remota dalla quale non sapremo mai perchè fummo separati.
* Non ho conosciuto una sola sensazione di pienezza, di felicità vera, senza pensare che era il momento, quello o mai più di sparire per sempre.
* Viene un momento in cui ci pare ozioso dover scegliere fra la metafisica e il dilettantismo, fra l'insondabile e l'anedottico.
* Per valutare bene l'involuzione che rappresenta il cristianesimo rispetto al paganesimo, basta paragonare le banalità che hanno proferito i Padri della Chiesa sul suicidio con le opinioni espresse sullo stesso argomento da un Plinio, da un Seneca e finanche da un Cicerone.
* Che senso ha quello che si dice? Quella serie di proposizioni che costituisce il discorso ha forse un significato? E queste proposizioni, prese a una a una, hanno forse un oggetto? Si può parlare solo se prescindiamo da questa domanda, o ce la poniamo il meno possibile.
* "Me ne infischio di tutto" - se queste parole sono state pronunciate, anche una sola volta, freddamente, con perfetta cognizione di cosa significano, la storia è giustificata, e con essa noi tutti.
* "Guai a voi quando tutti diranno bene di voi!". Il Cristo profetizzava così la propria fine. Ora tutti ne dicono bene, perfino i miscredenti più incalliti, anzi soprattutto loro. Lui sapeva che un giorno avrebbe dovuto soccombere al plauso universale. Il cristianesimo è perduto se non subisce persecuzioni spietate come quelle di cui fu vittima all'inizio. Dovrebbe procurarsi più nemici a qualsiasi costo, preparare a se stesso grandi calamità. Forse solo un nuovo Nerone potrebbe ancora salvarlo.
* Reputo la parola una cosa recente, faccio fatica a immaginare un dialogo che risalga a più di diecimila anni fa. Faccio ancora più fatica a immaginare che possa esservene uno, non dico fra diecimila, ma fra mille anni soltanto.
* In un'opera di psichiatria, mi interessano solo i discorsi dei malati; in un libro di critica, solo le citazioni.
* Per quella donna polacca che è al di là della salute e della malattia, al di là persino del vivere e del morire, nessuno può far nulla. Non si guarisce un fantasma, e ancora meno un liberato-vivo. Si guariscono solo coloro che appartengono alla terra, e vi hanno ancora radici, per quanto superficiali essi siano.
* I periodi di sterilità che attraversiamo coincidono con una esacerbazione del nostro discernimento, con l'eclissi del demente che è in noi.
* Andare fino ai limiti della propria arte e, più ancora, del proprio essere, ecco la legge di chiunque si ritenga anche solo un po' eletto.
* Se gli uomini danno l'illusione di essere liberi è a causa del linguaggio. Se facessero - senza una parola - quello che fanno, li si scambierebbe per robots. Parlando ingannano se stessi, come ingannano gli altri: poichè annunciano quello che faranno, come si potrebbe mai pensare che non siano padroni dei loro atti?
* In cuor suo ognuno si sente e si crede immortale, dovesse anche sapere che spirerà fra un istante. Si può capire tutto, ammettere tutto, prendere coscienza di tutto, eccetto della morte, anche se ad essa si pensa senza tregua e vi si è rassegnati.
* Quel mattino, al mattatoio, guardavo le bestie che venivano avviate al massacro. Quasi tutte, all'ultimo momento si rifiutavano di avanzare. Per costringerle, venivano colpite sulle zampe di dietro.
Questa scena mi ritorna spesso in mente, quando, respinto dal sonno, non ho la forza di affrontare il supplizio quotidiano del Tempo.
* Mi glorio di eccellere nel percepire il carattere transitorio di tutto, supremazia risibile, che ha guastato tutte le mie gioie; anzi: tutte le mie sensazioni.
* Ognuno espia il suo primo istante.
* Per un secondo, credo di aver intuito cosa possa veramente significare l'assorbimento nel Brahma, per un fervente del Vedanta. Avrei tanto voluto che quel secondo fosse estensibile, indefinitamente!
* Ho cercato nel dubbio un rimedio contro l'ansia. Il rimedio ha finito per fare causa comune con il male.
* "Se una dottrina si diffonde, lo avrà voluto il cielo" (Confucio)
... Di questo vorrei persuadermi ogni qualvolta, davanti a tale o talatra aberrazione vincente, il mio dolore rasenta l'apoplessia.
* Quanti esaltati, squilibrati e degenerati ho potuto ammirare! Sollievo prossimo all'orgasmo all'idea che non si abbraccerà mai più una causa, quale che sia...
* è un acrobata? è un direttore d'orchestra ghermito dall'idea? Si infervora, poi si modera, alterna allegro e andante, è padrone di sé come lo sono i fachiri o i lestofanti. Per tutto il tempo che parla, dà l'impressione di cercare, ma non sapremo mai cosa: un esperto nell'arte di scimmiottare il pensatore. Se dicesse anche una sola cosa perfettamente chiara, sarebbe perduto. Poichè ignora, al pari dei suoi uditori dove vuole arrivare, può continuare per ore, senza esaurire lo stupore dei fantocci che lo ascoltano.
* Vivere in conflitto con il proprio tempo è un privilegio. In ogni momento si è coscienti di non pensare come gli altri. Questo stato di discordanza acuto, per quanto indigente, per quanto sterile sembri, possiede tuttavia uno statuto filosofico, che si cercherebbe invano nelle cogitazioni armonizzate con gli eventi.
* "Non ci si può fare nulla" continuava a rispondere quella nonagenaria a tutto ciò che le dicevo, a tutto ciò che le urlavo nelle orecchie, sul presente, sul futuro, sull'andazzo delle cose...
Nella speranza di strapparle qualche altra risposta, continuavo con le apprensioni, le querimonie, le lagnanze. Non ottenendo da lei che il sempiterno: "Non ci si può fare nulla", finii con l'averne abbastanza e me ne andai, irritato contro me stesso, irritato contro di lei. Che idea, aprirsi con una imbecille! Una volta fuori, capovolgimento totale. "Ma la vecchia ha ragione!" Come mai non ho afferrato subito che la sua litania racchiudeva una verità, senza dubbio la più importante, poichè tutto ciò che accade la proclama e tutto in noi la rifiuta?