2
* Se il disgusto del mondo bastasse a conferire la santità, non vedo come potrei evitare la canonizzazione.
* Nessuno è vissuto così vicino al proprio scheletro come io al mio: ne è scaturito un dialogo senza fine e qualche verità che non riesco nè ad accettare nè a rifiutare.
* è più facile andare avanti con i vizi che con le virtù. I vizi, accomodanti per natura, si aiutano l'un l'altro, sono pieni di reciproca indulgenza, mentre le virtù, gelose, si combattono e si annientano, e mostrano in tutto la loro incompatibilità e la loro intolleranza.
* Credere a quello che si fa o che fanno gli altri significa infatuarsi di quisquilie. Si dovrebbe voltare le spalle ai simulacri e persino alle "realtà", porsi al di fuori di tutto e tutti, scacciare o stroncare i propri appetiti, vivere, secondo un adagio indù, con così pochi desideri quanti ne ha un "elefante solitario".
* Perdono tutto a X per il suo sorriso fuori moda.
* Non è umile colui che odia se stesso.
* In certuni tutto, assolutamente tutto, dipende dalla fisiologia: il loro corpo è il loro pensiero, il loro pensiero è il loro corpo.
* Il Tempo, prodigo di risorse, più inventivo e caritatevole di quanto si pensi, possiede una notevole capacità di soccorrerci, di procurarci a ogni istante qualche nuova umiliazione.
* Ho sempre cercato i paesaggi anteriori a Dio. Da qui il mio debole per il Caos.
* Ho deciso di non prendermela più con nessuno da quando ho notato che finisco sempre col rassomigliare al mio ultimo nemico.
* Per molto tempo ho vissuto con l'idea che ero l'essere più normale che fosse mai esistito. Un'idea che mi diede il gusto, anzi la passione, dell'improduttività: a che serve imporsi in un mondo popolato da folli, sprofondato nell'imbecillità o nel delirio? Per chi prodigarsi e a che scopo? Resta da sapere se mi sono totalmente liberato di questa certezza, salvifica in assoluto, rovinosa nell'immediato.
* I violenti sono in generale dei malaticci, degli "sfiniti". Vivono in perpetua combustione, a spese del loro corpo, esattamente come gli asceti, i quali, esercitandosi invece alla quiete, alla pace, vi si consumano ed esauriscono come fanno i pazzi.
* I libri andrebbero scritti unicamente per dire cose che non si oserebbe confidare a nessuno.
* Quando Mara, il Tentatore, cerca di soppiantare il Buddha, costui gli dice fra l'altro: "Con che diritto pretendi di regnare sugli uomini e sull'universo? Hai forse sofferto per la conoscenza?". Ecco la domanda capitale, forse l'unica, che ci si dovrebbe fare quando ci si interroga su chiunque, in primo luogo su un pensatore. Non si distingue mai abbastanza fra coloro che hanno pagato per ogni minimo passo verso la conoscenza e coloro, incomparabilmente più numerosi, cui fu assegnato un sapere comodo, indifferente, un sapere senza travagli.
* Si dice: il tale non ha talento, ha solo stile. Ma lo stile è proprio ciò che non si può inventare, ciò con cui si nasce. è una grazia ereditata, il privilegio che hanno alcuni di far percepire la loro pulsazione organica; lo stile è pià del talento, ne è l'essenza.
* Lo stesso sentimento di estraneità, di gioco inutile, ovunque io vada: fingo di interessarmi a ciò che mi è indifferente, mi dimeno per automatismo o per carità, senza essere mai partecipe, senza essere mai da nessuna parte. Ciò che mi attira è altrove, e questo altrove non so cosa sia.
* Più gli uomini si allontanano da Dio e più progrediscono nella conoscenza delle religioni.
* "...Ma Elohim sa che, il giorno in cui ne mangerete , i vostri occhi si apriranno". Si sono appena aperti, e già comincia il dramma. Guardare senza comprendere, questo è il paradiso. L'inferno sarebbe dunque il luogo in cui si comprende, in cui si comprende troppo....
* Mi intendo veramente bene con qualcuno soltanto allorchè questi ha raggiunto il fondo di se stesso e non ha né il desiderio né la forza di ripristinare le sue illusioni abituali.
* A giudicare senza pietà i propri contemporanei, si hanno buone
probabilità di passare, agli occhi dei posteri, per uno spirito chiaroveggente. Al tempo stesso, si rinuncia all'aspetto aleatorio dell'ammirazione, ai rischi mirabili che essa comporta. Perchè l'ammirazione è un'avventura, la più imprevedibile che ci sia, in quanto può succedere che fiisca bene.
* Le idee vengono camminando, diceva Nietzsche. Il camminare dissipa il pensiero, professava Sankara. Le due tesi sono ugualmente fondate, quindi ugualmente vere, e chiunque può accertarsene nello spazio di un'ora, talvolta di un minuto...
* Nessuna specie di originalità letteraria è ormai possibile se non si tortura, non si scardina il linguaggio. La cosa è diversa se ci si attiene all'espressione in quanto tale. Ci si trova allora in un ambito dove dai tempi dei presocratici le esigenze non sono mutate.
* Magari si potesse risalire oltre il concetto, scrivere direttamente con i sensi, registrare le infime vaiazioni di ciò che si tocca, fare quel che farebbe un rettile se si mettesse all'opera!
* Tutto quello che possiamo avere di buono viene dalla nostra indolenza, dalla nostra incapacità di passare all'atto, di mettere in esecuzione i nostri progetti e i nostri disegni. è l'impossibilità o il rifiuto di realizzarci ad alimentare le nostre "virtù" ed è la volontà di dare il massimo a spingerci agli eccessi e alle sregolatezze.
* Quel "glorioso delirio" di cui parla Teresa d'Avila per designare una delle fasi dell'unione con Dio, è ciò che uno spirito arido, inevitabilmente geloso, non perdonerà mai a un mistico.
* Non un solo istante in cui non sia stato conscio di trovarmi fuori del Paradiso.
* è profondo, è veritiero solo quello che nascondiamo. Da qui la forza dei sentimenti vili.
* "Ama nesciri" dice l'Imitazione. Ama essere ignorato. Si è contenti di sé e del mondo solo quando ci si conforma a tale precetto.
* Il valore intrinseco di un libro non dipende dall'importanza dell'argomento (altrimenti i teologi prevarrebbero, e di gran lunga) ma dal modo di affrontare l'accidentale e l'insignificante, di dominare l'infimo. L'essenziale non ha mai richiesto il minimo talento.
* La sensazione di avere diecimila anni di ritardo, o di anticipo, sugli altri , di appartenere agli esordi o alla fine dell'umanità...
* La negazione non proviene mai da un ragionamento, ma da un non so che di oscuro e di antico. Le argomentazioni vengono dopo, per giustificarla e comprovarla. Ogni no scaturisce dal sangue.
* Grazie all'erosione della memoria, ricordare le prime iniziative della materia e il rischio di vita che ne è conseguito...
* Ogni volta che non penso alla morte ho l'impressione di barare, di ingannare qualcuno in me.
* Ci sono notti che il più ingegnoso dei carnefici non avrebbe potuto inventare. Ne esci a pezzi, inebetito, sgomento, senza ricordi né presentimenti, e senza neppure sapere chi sei. Allora il giorno ti pare inutile, la luce perniciosa, e ancora più opprimente delle tenebre.
* Un pidocchio cosciente dovrebbe affrontare esattamente le stesse difficoltà, gli stessi insolubili problemi che ha l'uomo.
* Meglio essere animale che uomo, insetto che animale, pianta che insetto, e così via. La salvezza? Tutto ciò che assottigla il regno della coscienza e ne compromette la supremazia.
* Ho tutti i difetti degli altri, eppure quello che fanno mi pare inconcepibile.
* A guardare le cose secondo la natura, l'uomo è stato fatto per vivere rivolto verso l'esterno. Se vuole vedere in se stesso deve chiudere gli occhi, rinunciare a intraprendere, uscire dalla corrente. Quella che chiamiamo "vita interiore" è un fenomeno tardivo che è stato reso possibile solo da un rallentamento delle nostre attività vitali, dato che l'"anima" non ha potuto emergere e dispiegarsi se non a scapito del buon funzionamento degli organi.
* La più piccola variazione atmosferica rimette in discussione i miei progetti, non oso dire le mie convinzioni. Questa forma di dipendenza, la più umiliante che ci sia, mi abbatte profondamente, e nel contempo dissipa le poche illusioni che mi rimanevano sulle mie possibilità di essere libero e sulla libertà in sé. A che serve imbaldanzirsi quando si è alla mercè dell'Umido e del Secco? Si desidererebbe schiavitù meno miserevole, e dèi di ben altra levatura.
* Non vale la pena uccidersi, dato che ci si uccide sempre troppo tardi.
* Quando si sa con assoluta certezza che tutto è irreale, non si vede proprio perchè ci si dovrebbe affannare a provarlo.
* A mano a mano che si allontana dall'alba e avanza nella giornata, la luce si prostituisce, e si riscatta -etica del crepuscolo- solo al momento di scomparire.
* Negli scritti buddhisti si parla spesso dell'"abisso della nascita". è davvero un abisso, un baratro, nel quale però non si cade, ma si emerge, a maggiore danno di ciascuno.
* A intervalli sempre più lunghi, ho eccessi di gratitudine per Giobbe e Chamfort, per la vociferazione e il vetriolo...
* Ogni opinione, ogni punto di vista, sono necessariamente parziali, tronchi, insufficienti. In filosofia, e in qualunque cosa, l'originalità si riduce a definizioni incomplete.
* A ben considerare i nostri atti cosidetti generosi, non c'è n'è alcuno che, sotto un certo aspetto, non sia biasimevole e perfino nocivo, tale da ispirarci il rimpianto di averlo compiuto: cosicché ci resta solo da scegliere, in definitiva, fra l'astensione e il rimorso.
* La forza esplosiva della pur minima mortificazione. Ogni desiderio domato rende potenti. Abbiamo tanta più presa su questo mondo quanto più ce ne allontaniamo, quanto meno vi aderiamo. La rinuncia conferisce un potere illimitato.
* Le mie delusioni, invece di convergere verso un centro e costituirsi, se non in sistema, almeno in un insieme, si sono sbandate, dato che ognuna si è perduta per mancanza di organizzazione.
* Hanno successo solo le filosofie e le religioni che ci lusingano, lo facciano in nome del progresso o dell'inferno. Dannato o no, l'uomo prova un bisogno assoluto di essere al centro di tutto. Anzi, unicamente per questa ragione è uomo, è diventato uomo. E se un giorno non provasse più quel bisogno, sarebbe costretto a eclissarsi a vantaggio di un altro animale più orgoglioso e folle.
* Gli ripugnavano le verità oggettive, il travaglio dell'argomentazione, i ragionamenti serrati. Non amava dimostrare, non teneva a convincere nessuno. L'altro è un'invenzione da dialettico.
* Più si è offesi dal tempo, più si vuole sfuggirgli. Scrivere una pagina senza pecche, o anche una sola frase, vi innalza al di sopra del divenire e delle sue corruzioni. Si trascende la morte con la ricerca dell'indistruttibile attraverso il verbo, attraverso il simbolo stesso della caducità.
* Al culmine di una disfatta, nel momento in cui l'onta minaccia di sgominarci, tutt'a un tratto ci travolge una frenesia di orgoglio, che non dura a lungo, appena quanto basta per svuotarci, per lasciarci senza energia, per smorzare, insieme alle nostre forze, l'intensità della nostra onta.
* Se la morte è orribile quanto dicono, come mai dopo un certo tempo riteniamo fortunato qualunque essere, amico o nemico, che abbia cessato di vivere?
* Mi è capitato più di una volta di uscire solo perchè, se fossi rimasto in casa, non ero certo di poter resistere a qualche decisione improvvisa. La strada è più rassicurante, perchè si pensa meno a se stessi, e tutto si attenua e si svilisce, a cominciare dallo sgomento.
* è tipico della malattia vegliare quando tutto dorme,quando tutto riposa, anche il malato.
* Da giovani si trae un certo piacere dalle infermità. Sembrano così nuove, così ricche! Con gli anni non sorprendono più, le conosciamo troppo. Ora, senza un pizzico di imprevisto, non meritano di essere sopportate.
* Appena ci si appella alla parte più segreta di noi e ci si mette a operare, a palesarsi, ci si attribuiscono dei doni, si diviene insensibili alle proprie lacune. Nessuno è in grado di ammettere che ciò che scaturisce dalle sue profondità potrebbe non valere niente. La "conoscenza di sé"? Una contraddizione in termini.
* Tutte queste poesie dove non si parla che di Poesia -tutto un poetare che non ha altro argomento che se stesso. Cosa si direbbe di una preghiera il cui oggetto fosse la religione?
* Lo spirito che mette tutto in discussione sfocia, al termine di mille interrogativi, in una ignavia quasi totale, in una situazione che proprio l'ignavo conosce di primo acchito, d'istinto. Perchè cos'è mai l'ignavia se non una perplessità congenita?
* Quale delusione che Epicuro, il saggio di cui ho maggior bisogno, abbia scritto più di trecento trattati! E quale sollievo che si siano perduti!
* "Che cosa fai dalla mattina alla sera?"
"Mi subisco".
* Una battuta di mio fratello sui disturbi e le malattie che sopportò nostra madre: "La vecchiaia è l'autocritica della natura".
* "Bisogna essere ubriachi o pazzi" diceva Sieyès "per parlare bene nelle lingue conosciute". Bisogna essere ubriachi o pazzi, aggiungo io, per osare ancora servirsi di parole, di qualsiasi parola.
* Il fanatico della malinconia ellittica è destinato a eccellere in qualsiasi carriera, tranne in quella dello scrittore.
* Essendo sempre vissuto nel timore di essere sorpreso dal peggio, ho cercato, in ogni circostanza, di cautelarmi tuffandomi nell'infelicità molto prima che arrivasse.
* Non si invidia chi ha la facoltà di pregare, mentre si è pieni di livore contro i possessori di beni, contro chi conosce ricchezza e gloria. è strano che ci si rassegni alla salvezza di un altro, e non a qualche vantaggio passeggero di cui può godere.
* Non ho incontrato un solo spirito interessante che non fosse ampiamente provvisto di deficienze inconfessabili.
* Non c'è vera arte senza una forte dose di banalità. Chi fa costantemente uso dell'insolito annoia presto, dato che niente è più insopportabile dell'uniformità nell'eccezionale.
* L'inconveniente dell'utilizzare una lingua presa a prestito è di non aver diritto a fare troppi errori. Ora, proprio cercando la forma scorretta pur senza abusarne, sfiorando a ogni istante il solecismo, si dà una parvenza di vita alla scrittura.
* Ognuno crede, inconsciamente si intende, di essere il solo a perseguire la verità, che gli altri siano incapaci di cercarla e indegni di raggiungerla. Questa follia è talmente radicata e utile che è impossibile immaginare che cosa succederebbe a ciascuno di noi se un giorno essa scomparisse.
* Il primo pensatore fu senza alcun dubbio il primo maniaco del perchè. Mania inconsueta, per nulla contagiosa. Rari sono infatti coloro che ne soffrono, che sono rosi dagli interrogativi, e che non possono accettare alcun dato giacchè sono nati nella costernazione.
* Essere obiettivi significa trattare l'altro come si tratta un oggetto, un cadavere; significa comportarsi nei suoi confronti da becchini.
* Questo secondo è svanito per sempre, si è perduto nella massa anonima dell'irrevocabile. Non tornerà mai più. Ne soffro e non ne soffro. Tutto è unico -e insignificante.
* Emily Bronte. Tutto ciò che emana da Lei ha la capacità di sconvolgermi. Haworth è il mio luogo di pellegrinaggio.
* Camminare lungo un fiume, passare, scorrere con l'acqua, senza sforzo, senza precipitazione, mentre la morte continua in noi le sue rimuginazioni, il suo soliloquio ininterrotto.
* Dio soltanto ha il privilegio di abbandonarci. Gli uomini possono solo mollarci.
* Senza la facoltà di dimenticare, il nostro passato graverebbe così pesantemente sul nostro presente che non avremmo la forza di far fronte a un solo istante di più, e ancora meno di entrarvi. La vita sembra tollerabile solo alle nature leggere, a quelle per l'appunto che non ricordano.
* Porfirio racconta che Plotino aveva il dono di leggere negli animi. Un giorno, al suo discepolo, stupitissimo, disse senza preamboli di non tentare di uccidersi e di intraprendere piuttosto un viaggio. Porfirio partì per la Sicilia: guarì dalla malinconia ma -commenta piena di rimpianto- non potè assistere alla morte del maestro, sopraggiunta durante la sua assenza. Da molto tempo i filosofi non leggono più negli animi. Non è il loro mestiere, si dirà. è possibile. Ma allora non deve meravigliare che non ci interessino più granchè.
* Un'opera esiste solo se è preparata nell'ombra, con l'attenzione e la cura dell'assassino che medita un colpo. In entrambi i casi ciò che predomina è la volontà di colpire.
* La conoscenza di sé, la più amara di tutte, è anche quella che viene coltivata di meno: a che serve sorprendersi dal mattino alla sera in flagrante delitto di illusione, risalire senza pietà alla radice di ogni atto, e perdere una causa dopo l'altra davanti al proprio tribunale?
* Ogni volta che ho un vuoto di memoria penso all'angoscia che devono provare coloro che sanno di non ricordare più niente. Ma qualcosa mi dice che, trascorso un certo tempo, li pervade una gioia segreta, che non accetterebbero di scambiare con nessuno dei loro ricordi, neppure il più esaltante.
* Pretendersi più distaccato, più di chiunque estraneo a tutto, ed essere solo un forsennato dell'indifferenza!
* Più si è travagliati da impulsi contraddittori meno si sa a quale credere. Mancare di carattere è questo e nient'altro.
* Il tempo puro, il tempo decantato, svuotato di eventi, di esseri e di cose, si manifesta solo in certi momenti della notte, quando lo senti procedere con l'unico scopo di trascinarti verso una catastrofe esemplare.