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* Senza l'idea di un universo sbagliato, lo spettacolo dell'ingiustizia sotto tutti i regimi condurrebbe anche un abulico alla camicia di forza.
* Annientare dà un senso di potenza e lusinga qualcosa di oscuro, di originario in noi. Non è erigendo, è polverizzando che possiamo intuire le soddisfazioni segrete di un dio. Da qui il fascino della distruzione e le illusioni che suscita nei frenetici di ogni epoca.
* Ogni generazione vive nell'assoluto: si comporta come se fosse giunta all'apice, se non alla fine, della storia.
* Qualunque popolo, a un certo momento del suo percorso, si crede eletto. Solo allora dà il meglio e il peggio di sé.
* Che la Trappa sia nata in Francia anzichè in Italia o in Spagna non è un caso. Gli spagnoli e gli italiani parlano in continuazione, d'accordo, ma non si ascoltano parlare, mentre il francese assapora la sua eloquenza, non dimentica mai che sta parlando, ne è cosciente al massimo grado. Solo lui poteva considerare il silenzio una prova e un'ascesi.
* Ciò che guasta ai miei occhi la Rivoluzione francese è che tutto ha luogo su un palcoscenico, che i promotori sono attori nati, che la ghigliottina è solo un fondale. La storia di Francia, nel suo complesso, sembra una storia su ordinazione, una storia recitata: tutto è perfetto dal punto di vista teatrale. è una rappresentazione, una serie di gesti e di eventi ai quali, più che subirli, si assiste, uno spettacolo di dieci secoli. Da qui l'impressione di frivolezza che dà persino il Terrore, visto da lontano.
* Le società prospere sono di gran lunga più fragili delle altre: infatti non rimane loro da aspettare altro che il proprio crollo, dato che il benessere, quando lo si possiede, non è un ideale, e lo è ancora meno quando se ne gode da generazioni. Senza contare che la natura non lo ha incluso nei suoi calcoli, e che non può farlo senza perire.
* Se tutte le nazioni diventassero contemporaneamente apatiche, non ci sarebbero più né conflitti, né guerre, né imperi. Ma la sfortuna vuole che ci siano popoli giovani, e individui giovani - ostacolo principale ai sogni dei filantropi: fare in modo che tutti gli uomini raggiungano lo stesso grado di stanchezza o di afflosciamento...
* Ci si deve schierare con gli oppressi in ogni circostanza, anche quando hanno torto, senza tuttavia dimenticare che sono impastati con lo stesso fango dei loro oppressori.
* è tipico dei regimi agonizzanti permettere un miscuglio confuso di credenze e di dottrine, e dare nel contempo l'illusione che si possa ritardare indefinitamente l'ora della scelta...
Da ciò - e unicamente da ciò - deriva il fascino dei periodi prerivoluzionari.
* Solo i falsi valori hanno corso, per il motivo che tutti possono assimilarli, contraffarli (il falso alla seconda potenza). Un'idea che ha successo è necessariamente una pseudo-idea.
* Le rivoluzioni sono il sublime della cattiva letteratura.
* Quel che c'è di increscioso nelle sventure pubbliche è che chiunque si reputa abbastanza competente per parlarne.
* Il diritto di sopprimere tutti quelli che ci infastidiscono dovrebbe figurare al primo posto nella costituzione della Città ideale.
* La sola cosa che si dovrebbe insegnare ai giovani è che non c'è niente, diciamo quasi niente, da aspettarsi dalla vita. Sogniamo una Carta delle Delusioni che elenchi tutti i disinganni riservati ad ognuno, da affiggere nelle scuole.
* Secondo la principessa Palatina, Madame de Maintenon, durante gli anni in cui , morto il re, non aveva più alcun ruolo, era solita ripetere:
"Da qualche tempo regna uno spirito di vertigine, che si diffonde ovunque".
Questo "spirito di vertigine" è ciò che i perdenti hanno sempre constatato, giustamente d'altronde, e si potrebbe riconsiderare l'intera storia a partire da quella formula.
* Il Progresso è l'ingiustizia che ogni generazione commette nei confronti di quella che l'ha preceduta.
* Gli opulenti odiano se stessi non segretamente bensì pubblicamente, e aspirano a essere spazzati via in un modo o nell'altro. Preferiscono in ogni caso che ciò avvenga con il loro concorso. Ecco l'aspetto più curioso, più originale di una situazione rivoluzionaria.
* Un popolo fa una sola rivoluzione. I tedeschi non hanno mai ricominciato l'impresa della Riforma, o meglio l'hanno ricominciata senza eguagliarla. La Francia è rimasta per sempre tributaria del'89. Altrettanto vera per la Russia e per tutti i paesi, questa tendenza a plagiare se stessi in materia di rivoluzione è insieme rassicurante e desolante.
* I romani della decadenza apprezzavano solo l'ozio greco (otium graecum), la cosa che avevano disprezzato di più al tempo del loro vigore. L'analogia con le nazioni civilizzate di oggi è così flagrante che sarebbe indecente sottolinearla.
* Alarico diceva che un "demone" lo spingeva contro Roma.
Ogni civiltà stremata aspetta il suo barbaro, e ogni barbaro aspetta il suo demone.
* L'Occidente: un marciume che sa di buono, un cadavere profumato.
* Tutti quei popoli erano grandi perchè avevano grandi pregiudizi. Non ne hanno più. Sono ancora nazioni? Tutt'al più folle disgregate.
* I bianchi meritano sempre più il nome di pallidi che davano loro i pellirosse.
* In Europa la felicità termina a Vienna. Al di là, maledizione su maledizione, da sempre.
* I romani, i turchi e gli inglesi hanno potuto fondare imperi durevoli perchè, refrattari a ogni dottrina, non ne hanno imposta alcuna alle nazioni assoggettate. Mai sarebbero riusciti a esercitare una così lunga egemonia se fossero stati afflitti da un qualche vizio messianico. Oppressori insperati, amministratori e parassiti, signori privi di convinzione, possedevano l'arte di combinare autorità e indifferenza, rigore e noncuranza. è quest'arte - il segreto dei veri padroni- che mancò, un tempo, agli spagnoli come doveva mancare ai conquistatori della nostra epoca.
* Fintanto che una nazione mantiene la coscienza della propria superiorità , è feroce e rispettata; - appena la perde, si umanizza, e non conta più niente. Quando mi scaglio contro quest'epoca mi basta, per rasserenarmi, pensare a quello che succederà, all'invidia retrospettiva di coloro che ci seguiranno. Per certi aspetti noi apparteniamo alla vecchia umanità, a quella che poteva ancora rimpiangere il Paradiso. Ma coloro che verranno dopo di noi non avranno neppure la risorsa di quel rimpianto, ne ignoreranno persino l'idea, persino la parola!
* La mia visione dell'avvenire è così precisa che, se avessi dei figli, li strangolerei all'istante.
* Quando si pensa ai salotti berlinesi, all'epoca romantica, alla parte che vi ebbero una Henriette Herz o una Rahel Levin, all'amicizia che legava quest'ultima al principe ereditario Louis-Ferdinand, e ci si dice che, se fossero vissute in questo secolo, sarebbero perite in qualche camera a gas, non si può fare a meno di considerare la credenza nel progresso la più falsa e la più insulsa delle superstizioni.
* Esiodo è stato il primo a elaborare una filosofia della storia. Ed è lui che ha lanciato l'idea di declino. Quale luce ha gettato così sul divenire storico! Se, nel cuore delle origini, in pieno mondo post-omerico, egli riteneva che l'umanità fosse all'età del ferro, che cosa avrebbe detto qualche secolo più tardi? Che cosa direbbe oggi? A eccezione delle epoche obnubilate dalla frivolezza e dall'utopia, l'uomo ha sempre pensato di essere giunto alle soglie del peggio. Sapendo ciò che sapeva, per quale miracolo ha potuto variare incessantemente desideri e terrori?
* Quando all'indomani della Grande Guerra, l'elettricità fu introdotta nel mio paese natale, ci furono proteste generali, poi una muta desolazione. Ma quando la misero nelle chiese (ce n'erano tre), ognuno fu persuaso che era arrivato l'Anticristo e, con lui, la fine dei tempi. Quei contadini dei Carpazi avevano visto giusto, avevano visto lontano. Loro, che uscivano dalla preistoria, sapevano già, a quell'epoca, ciò che i popoli civilizzati sanno soltanto da poco.
* Dal pregiudizio che nutro contro tutto ciò che finisce bene, da questo è nato in me il gusto delle letture storiche. Le idee sono inadatte all'agonia; muoiono, beninteso, ma senza saper morire, mentre un evento esiste solo in funzione della sua fine. Tanto basta per preferire la compagnia degli storici a quella dei filosofi.
* In occasione della sua celebre ambasceria a Roma, nel secondo secolo prima della nostra èra, Carneade approfittò per parlare il primo giorno in favore dell'idea di giustizia, l'indomani contro. Da questo momento la filosofia, fino ad allora inesistente in quel paese dai costumi sani, cominciò a esercitare le sue devastazioni. Cos'è dunque la filosofia? Il verme nel frutto...
Catone il Censore, che aveva assistito alle prodezze dialettiche del greco, ne fu sgomentato e chiese al Senato di dare al più presto soddisfazione ai delegati di Atene, tanto giudicava nociva e perfino pericolosa la loro presenza. La gioventù romana non doveva frequentare spiriti così corruttori.
Sul piano morale, Carneade e i suoi compagni erano temibili quanto lo erano i cartaginesi sul piano militare. Le nazioni in ascesa paventavano soprattutto l'assenza di pregiudizi e di divieti, e l'impudenza intellettuale, che costituisce l'attrattiva delle civiltà al tramonto.
* Per essere riuscito in tutte le sue imprese, Eracle viene punito.
Allo stesso modo Troia, eccessivamente felice, doveva perire.
Riflettendo su questa visione comune ai tragici, siamo indotti a pensare, nostro malgrado, che il mondo cosidetto libero, ricolmo di tutte le fortune, conoscerà inevitabilmente la sorte di Ilio, poichè la gelosia degli dèi sopravvive alla loro sparizione.
* "I francesi non vogliono più lavorare, vogliono tutti scrivere" mi diceva la mia portinaia, che non sapeva di fare quel giorno il processo alle vecchie civiltà.
* Una società è condannata quando non ha più la forza di essere ottusa. In che modo, con uno spirito aperto, troppo aperto, potrebbe cautelarsi contro gli eccessi?, contro i rischi mortali della libertà?
* Le dispute ideologiche giungono al parossismo solo nei paesi in cui ci è battuti per le parole, in cui ci si è fatti uccidere per esse...nei paesi, insomma, che hanno conosciute guerre di religione.
* Un popolo che ha esaurito la propria missione è come un autore che si ripete, anzi, che non ha più nulla da dire. Giacchè ripetersi significa provare che si crede ancora in se stessi e in ciò che si è sostenuto. Ma una nazione finita non ha più neppure la forza di stare a ripetere le sue vecchie massime, quelle stesse che le avevano assicurato lustro e supremazia.
* Il francese è diventato una lingua provinciale. Gli indigeni si adattano. Solo il meteco è inconsolabile. Solo lui porta il lutto della Sfumatura....
* Temistocle, con un decreto approvato da tutti, fece condannare a morte l'interprete degli ambasciatori mandati da Serse a chiedere agli ateniesi la terra e l'acqua, "per aver osato piegare la lingua greca a esprimere gli ordini di un barbaro".
Un popolo commette un gesto simle solo al culmine della sua traiettoria. è in piena decadenza, è fuori circolazione appena non crede più nella propria lingua, appena cessa di pensare che essa sia la forma suprema di espressione, la lingua per eccellenza.
* Un filosofo del secolo scorso ha sostenuto, nel suo candore, che La Rochefoucauld aveva ragione per il passato, ma sarebbe stato smentito dall'avvenire. L'idea di progresso disonora l'intelletto.
* Più l'uomo avanza, meno è in grado di risolvere i suoi problemi e quando, al colmo dell'accecamento, sarà persuaso di essere sul punto di riuscire, allora sopraggiungerà l'inaudito.
* Mi scomoderei, al limite, per l'Apocalisse, ma per una rivoluzione... Collaborare a una fine o a una genesi, a una calamità ultima o iniziale sì, ma non a un cambiamento verso un meglio o verso un peggio qualsiasi.
* Ha convinzioni solo chi non ha approfondito niente.
* Alla lunga, la tolleranza genera più mali dell'intolleranza. Se ciò è esatto, è l'accusa più grave che si possa muovere all'uomo.
* Appena gli animali non hanno più bisogno di aver paura gli uni degli altri, cadono nell'ebetismo e assumono quell'aria affranta che osserviamo nei giardini zoologici. Gli individui e i popoli offrirebbero lo stesso spettacolo se un giorno riuscissero a vivere in armonia, a non tremare più apertamente o di nascosto.
* Con la distanza, niente più è buono o cattivo. Lo storico che ha la pretesa di giudicare il passato fa del giornalismo in un altro secolo.
* Fra duecento anni (giacchè occorre essere precisi!) i sopravvissuti dei popoli troppo fortunati saranno ammassati in riserve, e si andrà a vederli, a contemplarli con disgusto, commiserazione o stupore, e anche con un'ammirazione maligna.
* Le scimmie che vivono in gruppo estromettono, pare, quelle fra loro che in un modo o nell'altro hanno frequentato gli umani. Peccato che Swift non fosse al corrente di un particolare simile!
* Bisogna esecrare il proprio secolo o tutti i secoli?
Immaginate il Buddha che lascia il mondo a causa dei suoi contemporanei?
* L'umanità ama tanto i salvatori, quei forsennati che credono senza vergogna in se stessi, solo perchè immagina che essi credano in lei.
* La forza di quel capo di Stato è di essere chimerico e cinico. Un sognatore senza scrupoli.
* I peggiori misfatti vengono commessi per entusiasmo, stato morboso responsabile di quasi tutte le sventure, pubbliche e private.
* Andate pure a vedere il futuro, se ne avete voglia. Io preferisco limitarmi all'incredibile presente e all'incredibile passato. Lascio a voi il compito di affrontare l'incredibile in se stesso.
* "Lei è contro tutto quello che è stato fatto a partire dall'ultima guerra" mi diceva una signora alla moda. "Le sbaglia data. Sono contro tutto quello che è stato fatto a partire da Adamo."
* Hitler è senza dubbio il personaggio più sinistro della storia. E il più patetico. è riuscito a realizzare il contrario, esattamente, di quello che voleva, ha distrutto punto per punto il suo ideale. Per questo è un mostro a parte, cioè due volte mostro, perchè perfino il suo lato patetico è mostruoso.
* Tutti i grandi eventi sono stati scatenati da folli, da folli...mediocri. Sarà così, siamone pur certi, anche per "la fine del mondo".
* Lo Zohar insegna che tutti coloro che fanno il male nella terra non valevano certo di più in cielo, che erano impazienti di andarsene e, precipitandosi all'imbocco dell'abisso, hanno "anticipato il tempo in cu dovevano scendere in questo mondo". Si capisce facilmente quanto sia profonda questa visione della preesistenza delle anime e di quale utilità possa essere quando si tratta di spiegare la baldanza e il trionfo dei "cattivi", la loro solidità e la loro competenza. Poichè hanno preparato il colpo da lunga data, non è sorprendente che si dividano la terra: l'hanno conquistata prima di esserci...da sempre in realtà.
* Ciò che distingue il vero profeta dagli altri è che egli si trova all'origine di movimenti e di dottrine che si escludono e si combattono.
* In una metropoli, come in un villaggio, quel che piace di più è assistere alla caduta di un proprio simile.
* Il desiderio di distruzione è così radicato in noi che nessuno riesce ad estirparlo. Fa parte della costituzione di ognuno, giacchè il fondo dell'essere stesso è certamente demoniaco.
Il saggio è un distruttore placato, in pensione. Gli altri sono distruttori in servizio.
* L'infelicità è uno stato passivo, subito, mentre la maledizione presuppone un'elezione alla rovescia, pertanto un'idea di missione, di forza interiore, che l'infelicità non comporta. Un individuo - o un popolo - maledetto ha necessariamente ben altra classe che un individuo - o un popolo - infelice.
* La storia, a voler essere esatti, non si ripete, ma, poichè le illusioni di cui l'uomo è capace sono limitate di numero, esse ritornano sempre sotto un diverso travestimento, dando così a una porcheria ultradecrepita un'aria di novità e una vernice tragica.
* Leggo pagine su Gioviniano, San Basilio e qualche altro. Nei primi secoli, il conflitto tra ortodossia ed eresia non pare più insensato di quello cui ci hanno abituato le ideologie moderne. Le modalità della controversia, le passioni in campo, le follie e le ridicolaggini sono quasi identiche. In ambedue i casi tutto ruota attorno all'ideale e all'inverificabile, che formano le basi stesse dei dogmi, sia religiosi che politici. La storia sarebbe tollerabile solo se sfuggissimo agli uni e agli altri. è vero che allora essa finirebbe, per il maggior bene di tutti, di coloro che la subiscono come di coloro che la fanno.
* Ciò che rende sospetta la distruzione è la sua facilità. Il primo venuto vi può eccellere. Ma se distruggere è agevole, distruggersi lo è meno. Superiorità del decaduto sull'agitatore o sull'anarchico.
* Se fossi vissuto agli albori del cristianesimo ne avrei, temo, subìto la seduzione. Odio quel simpatizzante, quel fanatico ipotetico, non mi perdono quell'adesione di duemila anni fa...
* Combattuto fra la violenza e il disinganno, assomiglio a un terrorista il quale, uscito con l'idea di perpetrare un attentato, si fosse fermato per strada a consultare l'Ecclesiaste o Epitteto.
* L'uomo, sostiene Hegel, sarà davvero libero "solo circondandosi di un mondo interamente creato da lui". Ma è proprio quello che ha fatto, e non è mai stato così incatenato, così schiavo come lo è adesso.
* La vita diverrebbe sopportabile soltanto in seno a un'umanità che non serbasse più alcuna illusione, un'umanità completamente disillusa e felice di esserlo.
* Tutto quello che non ho potuto provare e pensare è stato una sorta di esercizio di antiutopia.
* L'uomo non durerà. Insidiato dall'isterilimento, dovra pagare per la sua troppo originale carriera. Giacchè sarebbe inconcepibile e contro natura che persistesse a lungo e finesse bene. Questa prospettiva è deprimente, dunque verosimile.
* Il "dispotismo illuminato": l'unico regime che possa sedurre uno spirito disincantato, incapace di essere complice delle rivoluzioni, dato che non lo è neppure della storia.
* Niente di più penoso che due profeti contemporanei. Uno di loro deve farsi da parte e scomparire se non vuole esporsi al ridicolo. A meno che non vi cadano entrambi, che sarebbe la soluzione più equa.
* Sono turbato, anzi sconvolto, ogni volta che mi imbatto in un innocente. Da dove viene? Che cosa cerca? La sua apparizione annuncia forse un evento doloroso? è uno smarrimento molto particolare quello che si prova davanti a qualcuno che non si può in alcun modo chiamare proprio simile.
* Ovunque i civilizzati fecero la loro prima comporsa, furono considerati dagli indigeni esseri malefici, fantasmi, spettri. Mai persone vive!
Intuizione ineguagliata, colpo d'occhio profetico se mai ve ne furono.
* Se ognuno avesse "capito", la storia sarebbe cessata da tempo. Ma siamo fondamentalmente, siamo biologicamente inadatti a "capire". E quand'anche tutti capissero, escluso uno, la storia si perpetuerebbe a causa di costui, a causa del suo accecamento. A causa di una sola illusione!
* X sostiene che siamo alla fine di un "ciclo cosmico" e che ben presto tutto crollerà. Di ciò non dubita un solo istante.
Al tempo stesso è padre di famiglia, e di una famiglia numerosa. Con certezza come le sue, per quale aberrazione si è ostinato a gettare in un mondo ormai spacciato un figlio dopo l'altro? Se si prevede la Fine, se si ha la convizione che non tarderà, se addirittura ci si fa assegnamento, tanto vale aspettarla da solo. Non si procrea a Patmo.
* Montaigne, un saggio, non ha avuto posterità; Rousseau, un isterico, sommuove ancora le nazioni. Apprezzo solo i pensatori che non hanno ispirato nessun tribuno.
* Nel 1441, al Concilio di Firenze, si decreta che i pagani, gli ebrei, gli eretici e gli scismatici non avranno parte alcuna alla "vita eterna" e che tutti, a meno di volgersi, prima di morire, verso la vera religione, andranno dritti all'inferno.
Solo all'epoca in cui professava simili enormità la Chiesa era veramente Chiesa. Un'istituzone è viva e forte solo se rifiuta tutto ciò che è altro da sé. Per sventura, lo stello vale per una nazione o un regime.
* Uno spirito serio, onesto non capisce nulla, non può capire nulla, della storia. In cambio questa è mirabilmente adatta a nutrire di delizie un erudito sardonico.
* Straordinariamente dolce il pensiero che, essendo uomo, sei nato sotto una cattiva stella, e che tutto quello che hai intrapreso e tutto quello che intraprenderai sarà vezzeggiato dalla malasorte.
* Plotino era diventato amico di un senatore romano che aveva congedato i suoi schiavi, rinunziato ai suoi beni, e che mangiava e dormiva dagli amici perchè non possedeva più niente. Quel senatore. dal punto di vista "ufficiale" era un pazzo, il suo caso doveva apparire inquietante, e del resto lo era: un santo in Senato...la sua presenza, la sua stessa possibilità, che segno! Le orde non erano lontane...
* L'uomo che ha radicalmente sconfitto l'egoismo, che non ne serba più alcuna traccia, non può durare oltre i ventuno giorni: questo si insegna in una moderna scuola vedantica.
Nessun moralista occidentale, neppure il più cupo, avrebbe azzardato sulla natura umana una precisazione così tremenda, così rivelatrice.
* Si invoca sempre meno il "progresso" e sempre più il "cambiamento", e quel che si adduce per illustrarne i vantaggi sono soltanto i sintomi molteplici di una catastrofe senza uguali.
* Si può respirare - e sbraitare - solo in un regime marcio. Ma non ce ne accorgiamo se non dopo aver contribuito alla sua distruzione, e quando l'unica cosa che ci sia dato di fare è rimpiangerlo.
* Quello che chiamiamo istinto creatore è solo una deviazione, una perversione della nostra natura: non siamo stati messi al mondo per innovare, per sovvertire, ma per gioire della nostra parvenza di essere, per liquidarla lentamente e scomparire poi senza rumore.
* Gli aztechi avevano ragione di credere che bisognava blandire gli dèi, offrir loro tutti i giorni sangue umano per impedire all'universo di crollare, di ricadere nel caos.
Da lungo tempo non crediamo più negli dèi e ad essi non offriamo più sacrifici. Eppure il mondo esiste tuttora. Non c'è dubbio. Solo che non abbiamo più la fortuna di sapere perchè non si dissolva all'istante.