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* Qualcuno di cui abbiamo la più alta stima ci diventa più vicino quando compie un atto indegno di lui. Così facendo, ci dispensa dal calvario della venerazione. E solo da quel momento proviamo nei suoi confronti un vero attaccamento.
* Niente supera in gravità gli sgarbi e le villanie che si commettono per timidezza.
* Seconda un testimone, davanti al Nilo e alle Piramidi, Flaubert non pensava che alla Normandia, ai costumi e ai paesaggi della futura Madame Bovary. Sembrava che per lui non esistesse nient'altro. Immaginare significa restringersi, escludere: senza una capacità smisurata di rifiuto, non c'è progetto, né opera, né modo di realizzare alcunchè.
* Ciò che somiglia da vicino o da lontano a una vittoria mi pare a tal punto un disonore che non posso combattere, in ogni circostanza, se non con il fermo proposito di essere battuto. Ho superato lo stadio in cui gli esseri contano, e non vedo più alcuna ragione di lottare nei mondi conosciuti.
* La filosofia si insegna solo nell'agorà, in un giardino o a casa propria. La cattedra è la tomba del filosofo, la morte di ogni pensiero vivo; la cattedra è lo spirito in gramaglie.
* Che io possa ancora desiderare è una prova evidente che non ho una percezione esatta della realtà, che deliro, che sono a mille miglia dal Vero. "L'uomo" si legge nel Dhammapada "è preda del desiderio solo perchè non vede le cose come sono".
* Fremevo di rabbia: era in gioco il mio onore. Le ore passavano, l'alba si avvicinava. Avrei, per una quisquilia, sciupato la mia notte? Avevo un bel tentativo di minimizzare l'incidente, le ragioni che inventavo per calmarmi rimanevano senza effetto. Hanno osato farmi questo! Stavo per aprire la finestra e urlare come un pazzo furioso, quando l'immagine del nostro pianeta che girava come una trottola si impose d'un tratto alla mia mente. La mia rabbia si placò subito.
* La morte non è del tutto inutile. è comunque grazie ad essa che ci sarà dato di ritrovare lo spazio di prima della nascita, il nostro solo spazio...
* Come avevano ragione, un tempo, di iniziare la giornata con una preghiera, con una richiesta di aiuto! Noi, non sapendo a chi rivolgerci, finiremo con il prosternarci davanti alla prima divinità strampalata.
* La coscienza acuta di avere un corpo, ecco cos'è l'assenza di salute.
...Come dire che non sono mai stato bene.
* Tutto è inganno, l'ho sempre saputo; eppure questa certezza non mi ha portato un po' di quiete se non nei momenti in cui era violentemente presente al mio spirito.
* La percezione della precarietà innalzata al rango di visione, di esperienza mistica.
* Il solo modo di sopportare un rovescio dopo l'altro è amare l'idea stessa di rovescio. Se ci si riesce, niente più sorprese: si è superiori a tutto quel che accade, si è una vittima invincibile.
* Nelle sensazioni acutissime di dolore, molto più che in quelle blande, ci si osserva, ci si sdoppia, si rimane esterni a sé anche quando si geme o si urla. Tutto ciò che confina con il supplizio risveglia in ciascuno di noi lo psicologo, il curioso, e lo sperimentatore: si vuole vedere quanto lontano ci si può spingere nell'intollerabile.
* Che cos'è l'ingiustizia in confronto alla malattia? è vero che si può trovare ingiusto il fatto di essere ammalati. Così d'altronde reagiscono tutti, senza darsi pena di sapere se hanno ragione o torto. La malattia è: non c'è niente di più reale. Se si proclama che è ingiusta, occorrre fare altrettanto con l'essere stesso, parlare insomma dell'ingiustizia di esistere.
* La creazione, così com'era, non valeva granchè; rabberciata, vale ancora meno. Fosse stata lasciata nella sua verità, nella sua primitiva inettitudine!
Si capisce che il Messia a venire, quello vero, tardi a palesarsi. Il compito che lo attende non è agevole: come se la caverebbe per liberare l'umanità dalla mania del meglio?
* Quando, furibondi per esserci troppo abituati a noi, ci mettiamo a detestarci, ci accorgiamo presto che è peggio di prima, che odiarci rafforza ancora di più i legami con noi stessi.
* Non lo interrompo, lo lascio vegliare i meriti di ciascuno, aspetto che mi giustizi...La sua incomprensione degli aspetti è sconcertante. Sottile e candido insieme, vi giudica come se foste un'entità o una categoria. Poichè il tempo non ha avuto presa su di lui, non può ammettere che io sia esterno a tutto quello che lui difende, e che niente ormai di quanto esalta mi riguardi. Non ha più oggetto di dialogo con qualcuno che sfugge al succedersi degli anni. Chiedo a coloro che amo di farmi la grazia di invecchiare.
* Il panico davanti a qualsiasi cosa, davanti al pieno come davanti al vuoto. Il panico originario...
* Dio è, anche se non è.
* D. è incapace di assimilare il Male. Ne constata l'esistenza ma non può incorporarlo al suo pensiero. Quand'anche uscisse dall'inferno, non lo si saprebbe, tanto, nei suoi discorsi, è al di sopra di ciò che gli nuoce. Delle prove che ha sopportato si cercherebbe invano la più piccola traccia nelle sue idee. Di tanto in tanto ha certe reazioni, del tutto automatiche, da uomo ferito. Sordo al negativo, non discerne che tutto quello che possediamo è solo un capitale di non-essere. Eppure, non pochi suoi gesti rivelano uno spirito demoniaco. Demoniaco senza saperlo, è un distruttore obnubilato e sterilizzato dal Bene.
* La curiosità di misurare i propri progressi nel decadimento è la sola ragione che si abbia di avanzare nell'età. Ci si credeva arrivati al limite, si pensava che l'orizzonte fosse sbarrato per sempre, ci si lamentava, ci si lasciava andare allo sconforto. E poi ci si accorge che si può cadere ancora più in basso, che c'è del nuovo, che non è perduta ogni speranza, che è possibile affondare un po' di più ed evitare così il pericolo di fossilizzarsi, di sclerotizzarsi...
* "La vita sembra un bene solo all'insensato" amava dire, ventitré secoli fa, Egesia, filosofo cirenaico, del qualche ci resta praticamente solo questa frase... Se c'è un'opera che ci piacerebbe reinventare, è proprio la sua.
* Nessuno si avvicina alla condizione del saggio se non ha la fortuna di essere dimenticato da vivo.
* Pensare è minare, è minarsi. Agire comporta meno rischi, perchè l'azione riempie l'intervallo fra le cose e noi, mentre la riflessione lo dilata pericolosamente.
...Finché mi dedico a un esercizio fisico, a un lavoro manuale, sono felice, appagato; appena mi fermo, sono preso da un'ebbrezza malsana, e non penso più che ad andarmene per sempre.
* Nel punto più basso di se stessi, quando si tocca il fondo e si tasta l'abisso, si è di colpo risollevati - reazione di difesa o superbia ridicola - dalla sensazione di essere superiori a Dio. Il lato grandioso e impuro della tentazione di farla finita.
* Una trasmissione sui lupi, con esempi di ululati. Che linguaggio! Non ne esistono di più strazianti. Mai lo dimenticherò, e in futuro mi basterà, nei momenti di troppo grande solitudine, ricordarlo distintamente, per avere la sensazione di appartenere a una comunità.
* A partire dal momento in cui la sconfitta era in vista, Hitler non parlava più che di vittoria. Ci credeva - ad ogni modo si comportava come se ci credesse - e rimase fino alla fine murato nel suo ottimismo, nella sua fede. Tutto crollava attorno a lui, ogni giorno recava una smentita alle sue speranze ma, persistendo ad aspettarsi l'impossibile, accecandosi come sanno fare solo gli incurabili, ebbe la forza di andare fino in fondo, di inventare un orrore dopo l'altro, e di continuare al di là della sua follia, al di là del suo stesso destino. Per questo si può dire di lui, di lui che ha fallito in tutto, che si è realizzato meglio di qualunque altro mortale.
* "Dopo di me il diluvio" è il motto inconfessato di ciascuno di noi: se ammettiamo che altri ci sopravvivano è solo nella speranza che vengano puniti per questo.
* Uno zoologo che in Africa ha osservato da vicino i gorilla si stupisce della uniformità della loro vita e della loro grande inoperosità. Ore e ore senza far niente... Non conoscono dunque la noia? Questa domanda è tipica di un uomo, di una scimmia occupata. Lungi dal fuggire la monotonia, gli animali la cercano, e ciò che temono di più è che abbia fine. Perchè se ha fine è solo per essere sostituita dalla paura, causa di ogni affaccendarsi.
L'inazione è divina. Tuttavia proprio contro di essa l'uomo è insorto. Solo lui, nella natura, è incapace di sopportare la monotonia, solo lui vuole a ogni costo che succeda qualcosa, qualsiasi cosa. In tal modo si mostra indegno del suo antenato: il bisogno di novità è la caratteristica di un gorilla fuorviato.
* Ci avviciniamo sempre più all'Irrespirabile. Quando vi saremo giunti, sarà il grande Giorno. Siamo, ahimè, soltanto alla vigilia.
* Una nazione raggiunge la supremazia e la conservazione solo fintanto che accetta convenzioni necessariamente insulse ed è infeudata ai pregiudizi senza considerarli tali. Appena li chiama con il loro nome, tutto è smascherato, tutto è compromesso.
Voler dominare, avere un ruolo, dettare legge, tutto questo presuppone una buona dose di stupidità: la storia, nella sua essenza, è stupida...Continua, avanza solo perchè le nazioni liquidano i loro pregiudizi una dopo l'altra. Se se ne sbarazzassero contemporaneamente, non ci sarebbe più che una beata disgregazione universale.
* Non si può vivere senza moventi. Io non ho più moventi, e vivo.
* Ero in perfetta salute, stavo meglio che mai. Ad un tratto mi prese un senso di freddo contro il quale mi parve evidente che non c'era rimedio. Cosa mi succedeva? Eppure non era la prima volta che mi invadeva una sensazione simile. Ma prima la sopportavo senza tentare di capirla. Questa volta volevo sapere, e subito. Scartai un'ipotesi dopo l'altra: non poteva trattarsi di malattia. Neppure l'ombra di un sintomo al quale aggrapparsi. Che fare? Ero sconcertato, incapace di trovare foss'anche un simulacro di spiegazione, quando mi venne l'idea - e fu un vero sollievo - che si trattava solo di una versione del grande, dell'ultimo freddo, che era semplicemente lui che si esercitava che faceva una prova...
* In Paradiso, gli oggetti e gli esseri, assediati da ogni lato della luce, non proiettano ombra. Come dire che mancano di realtà, alla stregua di tutto quello che non è corrotto dalle tenebre e che la morte non tocca.
* Le nostre prime intuizioni sono quelle vere. Ciò che pensavo di un mucchio di cose nella prima giovinezza mi pare sempre più giusto e, dopo tanti smarrimenti e tante deviazioni, ci ritorno ora, afflitto di aver potuto erigere la mia esistenza sulla rovina di quelle evidenze.
* Di un luogo che ho percorso conservo il ricordo solo se ho avuto la fortuna di sentirmici come annientato dalla malinconia.
* Alla fiera, davanti a quel giocoliere che ghignava, sbraitava, si sfiancava, mi dicevo che lui faceva il suo dovere, mentre io scansavo il mio.
* Manifestarsi, operare, in qualsiasi ambito, è cosa da fanatico più o meno camuffato. Se non ci si ritiene investiti di una missione, esistere è difficile; agire, impossibile.
* L'esser certi che non c'è salvezza è una forma di salvezza, è anzi la salvezza. A partire da lì si può organizzare la propria vita, come pure costruire una filosofia della storia. L'insolubile come soluzione, come sola via d'uscita...
* Le mie infermità mi hanno rovinato l'esistenza, ma solo grazie ad esse esisto - immagino di esistere.
* L'uomo mi interessa solo da quando non crede più in se stesso. Finchè era in piena ascesa, non meritava che indifferenza. Ora suscita un sentimento nuovo, una simpatia speciale: l'orrore commosso.
* Ho un bell'essermi sbarazzato di tante superstizioni e di tanti legami, non posso reputarmi libero, distante da tutto. La follia della rinuncia, sopravvissuta alle altre passioni, non accetta di lasciarmi: mi assilla, persevera, esige che continui a rinunciare. Ma a cosa? Che mi rimane da rifiutare? Me lo chiedo. La mia parte è finita, la mia traiettoria conclusa, eppure niente è cambiato nella mia vita, sono allo stesso punto, devo ancora e sempre rinunciare.