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* Non c'è posizione più falsa dell'aver capito e rimanere ancora in vita.

* Quando si considera freddamente la porzione di durata attribuita ad ognuno, essa pare un ugual misura soddisfacente e derisoria, si estenda su un giorno o su un secolo. "Ho fatto il mio tempo" - Non c'è espressione che si possa usare più a proposito in qualunque istante di una vita, compreso il primo.

* La morte è la provvidenza di coloro che hanno avuto il gusto e il dono di fare fiasco, è la ricompensa di tutti quelli che non hanno avuto successo, che non ci tenevano ad averne...Dà loro ragione, è il loro trionfo. Invece, per gli altri, per quelli che hanno penato per avere successo, e me hanno avuto, che smentita, che schiaffo!

* Un monaco egiziano, dopo quindici anni di solitudine completa, ricevette dai parenti e dagli amici un grosso pacco di lettere. Invece di aprirle, le gettò nel fuoco, per sfuggire all'aggressione dei ricordi. Non si può rimanere in comunione con se stessi e i propri pensieri se si permette ai fantasmi di palesarsi di imperversare. Il deserto non significa tanto una vita nuova quanto la morte del passato: si è finalmente evasi dalla propria storia. Nel mondo, non meno che nelle tebaidi le lettere che scriviamo, come quelle che riceviamo, testimoniano che siamo incatenati, che non abbiamo spezzato alcun legame, che siamo solo schiavi e meritiamo di esserlo.

* Un po' di pazienza e verrà il momento in cui niente sarà più possibile, in cui l'umanità, con le spalle al muro, non potrà più muovere un solo passo in nessuna direzione. Anche se riesco a immaginare a grandi linee questo spettacolo senza precedenti, si vorrebbero comunque dei particolari... E si ha paura malgrado tutto di perdere la festa, di non essere più abbastanza giovani da avere la ventura di assistervi.

* Che esca dalla bocca di un droghiere o di un filosofo, la parola essere, così ricca, così allettante, in apparenza così carica di senso, non significa in realtà assolutamente niente. In qualsivoglia occasione, è incredibile che uno spirito sensato possa servirsene.

* In piedi, a notte fonda, giravo per la camera con la certezza di essere un eletto e uno scellerato, doppio privilegio, naturale per chi veglia, rivoltante o incomprensibile per i prigionieri della logica diurna.

* Non a tutti è concesso avere un'infanzia infelice. La mia fu molto più che felice. Fu coronata. Non trovo miglior aggettivo per designare quanto ebbe di trionfale persino nei suoi affanni. Dovevo pagarla, non potevo restare impunito.

* Se amo tanto l'epistolario di Dostoevskij, è perchè si parla solo di malattia e di denaro, unici argomenti "scottanti". Tutto il resto sono solo fronzoli e ciarpame.

* Fra cinquecentomila anni l'Inghilterra sarà, dicono, completamente ricoperta dall'acqua. Se fossi inglese deporrei le armi senza indugio. Ognuno ha la propria unità di tempo. Per uno è la giornata, la settimana, il mese o l'anno; per un altro sono dieci anni, anzi cento...Queste unità, ancora a scala umana, sono compatibili con qualunque progetto e qualunque lavoro. C'è chi prende come unità il tempo stesso e si eleva talvolta al di sopra di esso: quale lavoro, quale progetto meriterà allora di essere preso sul serio? Chi vede troppo lontano, chi è contemporaneo di tutto il futuro, non può più affaccedarsi, non può neppure muoversi...

* Il pensiero della precarietà mi accompagna in ogni circostanza: stamane, imbucando una lettera, mi dicevo che era indirizzata a un mortale.

* Una sola esperienza assoluta, a proposito di una qualsiasi cosa, e apparite, ai vostri stessi occhi, come un sopravvissuto.

* Sono sempre vissuto con la coscienza dell'impossibilità di vivere. E ciò che mi ha reso sopportabile l'esistenza è stata la curiosità di vedere come sarei passato da un minuto, da un giorno, da un anno all'altro.

* La prima condizione per diventare un santo è amare gli scocciatori, sopportare le visite...

* Scuotere la gente, svegliarla dal suo sonno, pur sapendo di commettere in tal modo un crimine e che sarebbe mille volte meglio lasciarvela perseverare, poichè comunque, quando si sveglia, non si ha nulla da proporle...

* Port-Royal. In mezzo a quel verde, tanti scontri e tante lacerazioni per delle quisquilie! Ogni credenza, dopo un certo tempo, pare gratuita e incomprensibile, come del resto la contro-credenza che l'ha scalzata. Rimane solo lo sconcerto che provocano l'una e l'altra.

* Un pover'uomo che sente il tempo, che ne è vittima, che ne crepa, che non prova nient'altro, che è tempo a ogni istante, conosce ciò che un metafisico o un poeta intuiscono solo grazie a uno sprofondamento o a un miracolo.

* Quel rumoreggiare interiore che non approda a nulla, e in cui si è ridotti allo stato di un vulcano grottesco.

* Ogni volta che sono preso da un accesso di furore, al principio me ne affliggo e mi disprezzo, poi mi dico: che fortuna, che cuccagna! Sono ancora in vita, faccio sempre parte di quei fantasmi in carne e ossa...

* Il telegramma che avevo appena ricevuto non finiva più. Vi erano elencate tutte le mie pretese e tutte le mie insufficienze. Un certo difetto, di cui avevo appena sentore, vi era nominato, proclamato. Che divinazione, e che minuzia! Alla fine dell'interminabile requisitoria, nessun indizio, nessuna traccia che permettesse di identificare l'autore. Chi poteva mai essere? E perchè quella precipitazione e quel mezzo insolito? Si è mai detto a qualcuno il fatto suo con maggior rigore nell'astio? Da dove è sbucato questo giustiziere onnisciente che non osa nominarsi, questo vigliacco al corrente di tutti i miei segreti, questo inquisitore che non mi accorda nessuna circostanza attenuante, neppure quella che si riconosce al più incallito dei carnefici? Anch'io ho potuto errare, anch'io ho diritto a qualche indulgenza. Indietreggio davanti all'inventario dei miei difetti, soffoco, non posso più sopportare questa sfilata di verità...Maledetto telegramma! Lo lacero, e mi sveglio...

* Avere delle opinioni è inevitabile, è normale; avere delle convinzioni lo è di meno. Ogni volta che incontro qualcuno che ne possiede mi chiedo quale vizio del suo spirito, quale insania gliele abbia fatte acquisire. Per quanto legittima sia questa domanda, l'abitudine che ho di farmela mi rovina il piacere della conversazione, mi fa sentire la coscienza sporca, mi rende odioso ai miei stessi occhi.

* Ci fu un tempo in cui scrivere mi sembrava cosa importante. Fra tutte le mie superstizioni, questa mi pare la più compromettente e la più incomprensibile.

* Ho abusato della parola disgusto. Ma quale altro vocabolo scegliere per designare uno stato in cui l'esasperazione è continuamente corretta dalla stanchezza e la stanchezza dall'esasperazione?

* Per tutta la serata, avendo tentato di definirlo, abbiamo passato in rassegna gli eufemismi che permettono di non pronunciare, parlando di lui, la parola perfidia. Non è perfido, è solo tortuoso, diabolicamente tortuoso, e nello stesso tempo innocente, candido, anzi angelico. Si pensi, se si può, a un miscuglio di Alesa e di Smerdjakov.

* Quando non si crede più in se stessi, si smette di produrre o di combattere, si smette persino di farsi delle domande e di rispondere, mentre dovrebbe succedere il contrario, visto che è proprio da quel momento che, liberi da legami, si è adatti a cogliere il vero, a discernere ciò che è reale da ciò che non lo è. Ma una volta esaurita la credenza nel proprio ruolo, o nella propria sorte, non si è più curiosi di niente, neppure della "verità" benchè ad essa si sia più vicini che mai.

* In Paradiso non resisterei una "stagione", e neppure un giorno. Come spiegare allora la nostalgia che ne ho? Non la spiego, mi abita da sempre, era in me prima di me.

* Chiunque può avere di tanto in tanto la sensazione di occupare un solo punto e un solo istante; conoscere tale sensazione giorno e notte, di fatto ogni momento, è cosa meno comune, e proprio a partire da quell'esperienza, da quel dato, ci si volge verso il nirvana o il sarcasmo, o verso ambedue contemporaneamente.

* Pur avendo giurato di non peccare mai contro la santa concisione, rimango tuttavia complice delle parole, e quantunque sedotto dal silenzio, non oso entrarvi, mi aggiro soltanto alla sua periferia...

* Si dovrebbe stabilire il grado di una religione dall'importanza che dà al Demonio: più gli accorda un posto eminente, più dimostra che si preoccupa del reale, che rifugge dalle frodi e dalla menzogna, che è seria, che tiene più a constatare che a divagare e a consolare.

* Niente merita di essere disfatto, probabilmente perchè niente meritava di essere fatto. Così ci si distacca da tutto. dall'origine e dalla fine, dall'avvento come dalla sparizione.

* Che tutto sia stato detto, che non ci sia più niente da dire, lo si sa, lo si sente. Si sente meno, invece, che quell'evidenza conferisce al linguaggio uno statuto bizzarro, anzi inquietante, che lo riscatta. Le parole sono finalmente salve, perchè hanno cessato di vivere.

* L'immenso bene e l'immenso male che ho tratto dalle mie rimuginazioni sulla condizione dei morti.

* L'innegabile vantaggio di invecchiare è poter osservare da vicino la lenta e metodica degradazione degli organi; cominciano tutti a scricchiolare, gli uni in modo vistoso, gli altri, discreto. Si distaccano dal corpo come il corpo si distacca da noi: ci scappa, ci fugge, non ci appartiene più. è un transfuga che non possiamo neppure denunciare, perchè non si ferma in nessun luogo e non si mette a servizio di nessuno.

* Non mi stanco mai di leggere sugli eremiti, preferibilmente su coloro dei quali si è detto che erano "stanchi di cercare Dio". Sono ammaliato dai falliti del Deserto.

* Se, non si sa come, Rimbaud avesse potuto continuare (il che equivale a immaginare il futuro dell'inaudito, un Nietzsche in piena produzione dopo "Ecce homo"), avrebbe finito per tirarsi indietro per rinsavire, per commentare le sue esplosioni, per spiegarle e spiegarsi. Sacrilegio in tutti i casi, dato che l'eccesso di violenza è solo una forma di profanazione.

* Ho approfondito una sola idea, e cioè che tutto quel che l'uomo compie si ritorce fatalmente contro di lui. L'idea non è nuova, ma l'ho vissuta con una forza di convinzione, un accanimento mai eguagliati da alcun fanatismo o delirio. Non c'è martirio, non c'è disonore che non sopporterei per essa, e non la scambierei con nessun'altra verità, con nessun'altra rivelazione.

* Andare ancora più lontano del Buddha, elevarsi al di sopra del Nirvana, per imparare a farne a meno... non essere più fermato da niente, neppure dall'idea di liberazione, ritenerla una semplice sosta, un impaccio, un'eclissi...

* Il mio debole per le dinastie condannate, per gli imperi pericolanti, per i Montezuma di ogni tempo, per coloro che credono ai sogni, per i lacerati e i braccati, per gli intossicati di ineluttabile, per i minacciati, per i divorziati, per tutti quelli che aspettano il loro carnefice...

* Passo senza fermarmi davanti alla tomba di quel critico di cui ho rimuginato tante parole astiose. Non mi fermo neppure davanti a quella del poeta che, da vivo, pensò solo al proprio dissolvimento finale. Altri nomi mi perseguitano, nomi remoti, legati a un insegnamento spietato e pacificante, a una visione fatta per espellere dalla mente tutte le ossessioni, anche quelle funebri. Nagarjuna, Candrakirti, çantideva - stoccatori impareggiabili, dialettici travagliati dall'ossessione della salvezza, acrobati e apostoli della Vacuità...per i quali, saggi fra i saggi, l'universo era solo una parola...

* Benchè contempli da molti autunni lo spettacolo di quelle foglie così impazienti di cadere, non per questo è minore, ogni volta, una sorpresa in cui "il brivido nella schiena" sarebbe di gran lunga la nota dominante se non mi invadesse, all'ultimo momento, un'allegrezza della quale non riesco a discernere l'origine.

* Ci sono momenti in cui, per quanto lontani si possa essere da ogni fede, non concepiamo altro interlocutore che Dio. Rivolgerci a qualcun altro ci sembra una impossibilità o una follia. La solitudine, al suo stadio estremo, esige una forma di conversazione che sia anch'essa estrema.

* L'uomo emana un odore speciale: fra tutti gli animali, soltanto lui puzza di cadavere.

* Le ore non volevano scorrere. Il giorno sembrava lontano, inconcepibile. In realtà non era il giorno che aspettavo, ma l'oblio di quel tempo caparbio che rifiutava di avanzare. Beato, mi dicevo, il condannato a morte che, alla vigilia dell'esecuzione, è almeno sicuro di passare una buona notte!

* Potrò rimanere ancora in piedi? Mi accascerò?

* Se c'è una sensazione interessante, è proprio quella che ci fa pregustare l'epilessia.

* Chiunque sopravviva a se stesso si disprezza senza confessarselo e talvolta senza saperlo.

* Quando si è superata l'età della rivolta, e ci si scatena ancora, ci si sente come un Lucifero rimbambito.

* Se non portassimo le stigmate della vita, quanto sarebbe facile sottrarsi, e come tutto andrebbe liscio!

* Sono capace, più di chiunque, di perdonare all'istante. La voglia di vendicarmi mi viene solo tardi, troppo tardi, quando il ricordo dell'offesa sta sfumando e, diventato quasi nullo lo stimolo nell'atto, non mi rimane più che la risorsa di deplorare i miei "Buoni sentimenti".

* Soltanto nella misura in cui si sfida la morte a ogni istante, è dato intravedere su quale insania si fondi ogni esistenza.

* In ultimissima istanza, è del tutto indifferente essere qualcosa, perfino essere Dio. Su questo punto, insistendo un po', si potrebbe trovarsi quasi tutti d'accordo. Ma allora come mai ognuno aspira a un sovrappiù di essere e non c'è nessuno che accetti di calare, di scendere verso la carenza ideale?

* Secondo una credenza alquanto diffusa presso certe popolazioni, i morti parlano la stessa lingua dei vivi, con una differenza, che per essi le parole hanno un senso opposto a quello che avevano: grande significa piccolo, vicino lontano, bianco nero...Morire si ridurrebbe dunque a questo? Ciò non toglie che, meglio di qualsiasi invenzione funebre, un tale completo stravolgimento del linguaggio riveli ciò che la morte implica di inabituale, di sconcertante...

* Sono disposto a credere nel futuro dell'uomo, ma come riuscirci quando si è malgrado tutto in possesso delle proprie facoltà? Occorrerebbe il loro tracollo quasi totale, e ancora non basterebbe.

* Un pensiero che non sia segretamente marchiato dalla fatalità è intercambiabile, non vale niente, è solo pensiero...

* A Torino, all'inizio della crisi, Nietzsche si precipitava continuamente allo specchio, si guardava, si allontanava, si guardava di nuovo. Nel treno che lo portava a Basilea, la sola cosa che chiedesse con insistenza era ancora uno specchio. Non sapeva più chi era, si cercava, e a lui, così attento a salvaguardare la propria identità, così avido di sé, non rimaneva, per ritrovarsi, che la più grossolana, la più miserabile delle risorse.

* Non conosco nessuno più inutile e più inutilizzabile di me. è questo un dato che dovrei accettare in tutta semplicità, senza trarne la minima fierezza. Finchè non sarà così, la coscienza della mia inutilità non mi servirà a niente.

* Qualunque sia l'incubo che si vive, vi si recita una parte, se ne è il protagonista, si è qualcuno. è proprio di notte che il diseredato trionfa. Se fossero soppressi i brutti sogni ci sarebbero rivoluzioni a catena.

* Il terrore di fronte all'avvenire si innesta sempre sul desiderio di provare quel terrore.

* All'improvviso mi trovai solo davanti a... Sentii, quel pomeriggio della mia infanzia, che si era appena prodotto un evento molto grave. Fu il mio primo risveglio, il primo indizio, il sogno premonitore della coscienza. Fino ad allora ero stato solo un essere. Da quel momento, ero più o meno questo. Ogni io comincia con una incrinatura e una rivelazione.

* Nascita e catena sono sinonimi. Vedere la luce, vedere delle manette...

* Dire: "Tutto è illusorio" significa sacrificare all'illusione, riconoscerle un altro grado di realtà, anzi il più alto, laddove invece si voleva screditarla. Che fare? La cosa migliore è smettere di proclamarla o di denunciarla, di assoggettarso ad essa pensandoci. è di ostacolo anche l'idea che squalifica tutte le idee.

* Se si potesse dormire ventiquattr'ore su ventiquattro, si raggiungerebbe presto l'inerzia primordiale, la beatitudine di quell'ininterrotto torpore anteriore alla Genesi - sogno di ogni coscienza esasperata di se stessa.

* Non nascere è indubbiamente la migliore formula che esista. Non è purtroppo alla portata di nessuno.

* Nessuno più di me ha amato questo mondo, e tuttavia, me l'avessero offerto su un vassoio, anche da bambino avrei esclamato: "Troppo tardi, troppo tardi!".

* Cos'hai, ma cos'hai dunque? - Non ho niente, non ho niente, ho solo fatto un salto fuori dal mio destino, e ora non so più verso che cosa voltarmi, verso che cosa correre...